L’epoca d’oro della Nazionale francese è indissolubilmente legata al periodo 1998-2000, quando arrivarono in rapida successione un titolo mondiale e la corona europea. Quei trionfi ebbero una particolarità, per i galletti: un terminale offensivo spuntato, che però non pregiudicò le vittorie della squadra.

1998. La Francia si appresta a ospitare per la seconda volta nella sua storia i campionati del mondo di calcio. Nel 1938, quando il trofeo portava ancora il nome del fautore dell’evento iridato Jules Rimet, i padroni di casa si erano fermati ai quarti di finale contro l’Italia. A distanza di 60 anni, ecco il bis. Un periodo infinito, il calcio nel frattempo è cambiato tantissimo. Così come la Francia è diventata una rappresentativa multietnica. In precedenza alcuni esempi isolati ma significativi, vedi Ben Barek, Tresor e Sahnoun. La Nazionale guidata da Aimé Jacquet cerca nel 1998 di far gioire un intero Paese, quando le stelle della squadra portano in dote le origini più disparate. Nell’ultimo biennio si è fatto però largo un centravanti locale, nativo della Bretagna – precisamente di Concarneau – che esplode letteralmente e non può essere ignorato in quel periodo.

Si tratta di Stéphane Guivarc’h (foto in alto, con il brasiliano Júnior Baiano nella finale iridata ’98), classe 1970, che ha vinto il titolo di capocannoniere in Ligue 1 con la casacca del Rennes (22 reti). Visto che anche la stagione seguente inizia con il piede giusto per lui, Jacquet lo convoca facendolo esordire (con gol) contro il Sudafrica in amichevole. Siamo nell’ottobre 1997, nel frattempo l’attaccante è passato all’Auxerre del mitico Guy Roux. Lo stato di forma felice prosegue, mese dopo mese. E così continuano pure le apparizioni al centro dell’attacco transalpino, sempre dal primo minuto. In avanti Jacquet può contare inoltre sui giovani terribili del Monaco Henry-Trézéguet: però alla fine sceglie lui. Gioca Guivarc’h lì davanti al Mondiale, con la casacca numero 9 sulle spalle. Laureatosi di nuovo capocannoniere del campionato, stavolta con 21 gol, è il prescelto. Il bello – per fortuna dei francesi – è che Zidane & soci vincono il Mondiale, segnano un po’ tutti ma lui proprio no. Stéphane Guivarc’h resta a secco nelle 6 gare su 7 di quelle disputate nella manifestazione (compresa la finale con il Brasile) e solleva la Coppa. La sua esperienza con la maglia della Francia terminò di fatto lì, anche se riuscì ben 15 mesi più tardi a giocare la 14ª e ultima volta con i galletti.

2000. La Francia ha ormai acquisito una grande consapevolezza dopo il successo mondiale del 1998. I suoi migliori calciatori militano nei club europei più importanti, molti dei quali di stanza nella Serie A italiana. Un gruppo capitanato da Deschamps e orchestrato in campo dal genio di Zidane, sorretto in difesa da campioni come Thuram, Blanc e Lizarazu, con pochi inserimenti in rosa rispetto al trionfo casalingo. Jacquet lascia la panchina all’apice della carriera, dopo la Coppa del Mondo vinta a Saint-Denis. Gli subentra Roger Lemerre. Nelle qualificazioni per l’Europeo 2000 la Francia vince il girone 4 per un punto sull’Ucraina, che maledice l’ultimo turno: Shevchenko e compagni vengono bloccati sul pari in Russia, mentre gli uomini di Lemerre hanno la meglio sulla coriacea Islanda. Il gol qualificazione lo segna David Trézéguet. Tutto bene, quindi. Però salta all’occhio come tra i Bleus resti cronico il problema di un terminale offensivo affidabile. A turno vanno a rete i vari Djorkaeff (3 gol), Dugarry, Wiltord (2), Boghossian, Candela, Laslandes, Leboeuf, Petit, Pires, Trézéguet e Zidane (1).

Realizza una rete anche Nicolas Anelka (foto in alto, a sinistra, con Thierry Henry), attaccante classe 1979 appena passato dall’Arsenal al Real Madrid. Enfant terrible del calcio francese, non vive un’annata 1999-00 positiva: per i primi 5 mesi non segna, a marzo viene sospeso dal presidente Sanz per aver rifiutato di allenarsi dopo un litigio con Del Bosque. Però ha la fortuna di mettersi in mostra nelle battute finali, soprattutto in Champions League: segna sia all’andata che al ritorno nella semifinale contro il Bayern Monaco, risultando decisivo. Nella finale con il Valencia, vinta per 3-0, gioca dal primo minuto. È abbastanza per convincere Lemerre a convocarlo per la fase finale di Euro 2000, sfruttando il positivo periodo di forma. Un posto da titolare è suo. Ma anche questa volta, il terminale scelto dal ct non riesce a trovare la rete nonostante la reiterata fiducia. La Francia infila l’accoppiata Mondiale-Europeo, che riuscirà solo la Spagna ad eguagliare nel decennio seguente. Per Nicolas Anelka, un inizio vincente con la Nazionale a cui seguirà una scomparsa dai radar per anni. Durante la successiva carriera da nomade del pallone, riuscirà a totalizzare l’apprezzabile score di 69 presenze e 14 reti con la casacca dei galletti, fino al 2010.

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