Impossibile passasse inosservato: il grido d’allarme di Gary Lineker, superstar del calcio inglese e personaggio televisivo, solleva preoccupazione sui casi di demenza legati agli ex calciatori.

Un articolo pubblicato dal Daily Express, riporta le dichiarazioni del capocannoniere del Mondiale 1986 Gary Lineker. Una superstar in patria, non solo per i notevoli trascorsi come atleta ma pure come celebre personaggio televisivo. Stavolta il calcio entra nella discussione, ma fa solamente da contorno a una vicenda preoccupante: l’incidenza dei casi di demenza negli ex calciatori professionisti, facilitata dai ripetuti colpi di testa al pallone negli anni di attività. Lineker, 60 anni, ha rivelato tutta la sua preoccupazione:

HO RIFLETTUTO A LUNGO SU QUESTO ARGOMENTO, SPECIALMENTE NEGLI ULTIMI TEMPI A CAUSA DEI DIVERSI CASI DI DEMENZA NEGLI EX CALCIATORI. LE STATISTICHE SONO PREOCCUPANTI.

HO AVUTO NUMEROSE CONVERSAZIONI IN MATERIA CON ALCUNI EX COLLEGHI, TRA CUI ALAN SHEARER E IAN WRIGHT (PROTAGONISTI CON LINEKER DEL CELEBRE PROGRAMMA ‘MATCH OF THE DAY’, NDR): LA PAURA È CHE TRA 10-15 ANNI LA DEMENZA POSSA COLPIRE UNO DI NOI”.

In effetti, i timori dell’ex cannoniere della Nazionale inglese paiono più che fondati. Basti pensare che Sir Bobby Charlton, oggi 83 anni, è il quinto tra i campioni del mondo 1966 ad aver ricevuto la tremenda diagnosi: la condizione della leggenda del Manchester United è stata resa nota nello scorso novembre e segue i casi precedenti del fratello Jack, di Nobby Stiles, Martin Peters e Ray Wilson, scomparsi negli ultimi anni.

Un recente studio ha infatti dimostrato che un calciatore abbia ben tre volte e mezza la probabilità di ammalarsi di demenza rispetto alla norma. Da sottolineare l’ultimo caso conosciuto, relativo all’ex difensore di Manchester United e Leeds Gordon McQueen, salito alle cronache la settimana scorsa. Lineker ha proposto da diverso tempo il divieto di colpire il pallone di testa in allenamento, per limitare le possibili conseguenze.

MI SOTTOPONGO A REGOLARI CONTROLLI MEDICI, CHE INCLUDONO ANCHE IL CERVELLO. LE MIE CONDIZIONI SONO NELLA NORMA, FORTUNATAMENTE. DOPO GLI EUROPEI, PROBABILMENTE, ESEGUIRÒ NUOVAMENTE GLI ESAMI A CUI MI SOTTOPONGO OGNI TRE ANNI. CHIEDERÒ IN MANIERA SPECIFICA DI ANALIZZARE IN MODO ANCORA PIÙ APPROFONDITO IL MIO APPARATO CEREBRALE: DATA LA SITUAZIONE, È IMPOSSIBILE CHE UN EX CALCIATORE PROFESSIONISTA NON SIA PREOCCUPATO”.

La lista di ex campioni coinvolti è considerevole, limitandoci al panorama britannico. L’ex nazionale Jeff Astle, morto nel 2002 a 59 anni, è stato aggredito da una forma feroce della malattia. E ancora l’ex ct dell’Irlanda del Nord Billy Bingham e la leggenda del Celtic Billy McNeill. E infine il particolare caso di Mike Sutton, ex centravanti e padre del noto Chris, che giocò negli anni ’70: il figlio ha dichiarato di valutare gli estremi per citare in giudizio FA e PFA, per le condizioni cerebrali drammatiche che hanno condotto alla morte il genitore.

La moglie di Sutton, Josephine, aveva rivelato in precedenza gli irreversibili danni ai lobi temporale e frontale del cervello di Mike. Il grido d’allarme lanciato da Gary Lineker ha avuto luogo durante un documentario radiofonico su Talksport, dal titolo “Dementia and Football“: il Parlamento, recentemente, aveva aperto un’inchiesta per far luce sui collegamenti tra sport e danni al cervello.

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